LARA FAVARETTO, PINK ROMANCE

 

“Romanticismo rosa”. Lara Favaretto.

È un cubetto di confetti rosa che cade, confetto dopo confetto. Ricorda il minimalismo,  ma la severa rigorosa  geometria di Bob Morris si è trasformata in una sorta di torta geometrica che inizia a collassare, come una ordinaria  storia d’amore spezzata, rappresentata mentre inizia a svanire …

Non c’è tristezza, nessun dolore. Ci sono  una bellezza e una poesia metaforiche, nell’opera d’arte di Favaretto, anche in una sorta di morbido fallimento allo stadio  iniziale.

La bellezza dell’effimero, fatto di confetti, o di un totem stile  zucchero filato gigante.  Consolatori e consumabili: passeggeri, a  dispetto della struttura apparentmente solida .

Bob Morris è mutato…

Per una intervista all’artista, rimando a

https://flash—art.it/article/lara-favaretto/

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SHEILA HICKS COLOURED WORLD

La seduzione dei colori, la loro combinazione effervescente e la loro potente Aura per portare sentimenti leggeri e caldi in una stanza e un’anima.

“Riconosciuta a livello internazionale per la sua padronanza di un vocabolario tessile di scale estremamente diverse – scultura, arazzi, commissioni specifiche per spazi pubblici, ambienti di abbigliamento e uniformi recuperati, e altro – Hicks ha minuziosamente realizzato miniature nella sua carriera nomade.”, Da BGC Yale, Sheila Hicks.

Link alle sue considerazioni su Art for Venice Biennale qui:

https://youtu.be/8yk5bxjzLGw

 

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CAN YOU FEEL ME ? JOSEPH KOSUTH

 

Arte e musica a volte sono così vicine.

Ode ai cinque sensi in un’opera d’arte scritta al neon e ode ai sensi in un concept album che ha fatto la storia.

“Guardami

Sentimi

Toccami

GUARISCIMI

Ascoltandoti, ottengo la musica

Guardandoti, ho il caldo ”

(Tommy, the Who)

L’arte è uno scassinatore di anime: apre la porta della percezione.

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MARIANNA SIMNETT/ BLOOD IN MY MILK

Tempo di relax in amache rosa?

“Blood in My Milk” è la prima mostra personale istituzionale negli Stati Uniti dell’artista e riunisce le nuove modifiche multi-schermo di quattro dei più importanti lavori di Simnett realizzati fino ad oggi.

Nelle parole di Ben Eastham: “Il lavoro di Simnett è” surrealista “alla maniera di Un Chien Andalou (1929), tagliando bruscamente  le immagini per favorire le associazioni da incubo. Influenzata nei suoi primi lavori dalla politica corporea della “seconda ondata” del femminismo (tiene libri di schizzi pieni di omaggi a Jenny Holzer, Barbara Kruger e Cindy Sherman), il suo lavoro propone di situare il corpo al centro dei dibattiti sulla società e il sè, sempre più preoccupato da reti immateriali e identità non corporee “(Frieze.com).

Marianna Simnett affronta  i temi del corpo e del Sé attraverso un’opera d’arte incantevole: così femminile e tenera, ma anche ansiosa sui temi dell’Identità e  della personalità della donna, attraverso il suo universo filmico.

Un lavoro brillante, ‘morbido’ ma forte.

GRAZIE A #lssartadvisory.  LA FOTO: Per gentile concessione dell’artista e Jerwood / FVU Awards

 

 

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DANAE DA TIZIANO IN POI: CAMBIAMENTI

Il mito di Danae in una performance.

C’è una stanza, con una macchina, in modo che quando vai al centro esatto, una pioggia d’oro ti cade addosso, mentre gli ombrelli trasparenti ti proteggono …

L’oro è il corpo metamorfico di Zeus da cui Danae ha dato alla luce Perseo.

Danae, in questa nuova interpretazione del mito, è ogni donna, che può essere parte della performance, in grado di  dare alla luce se stessa, prima di tutto, nella mente dell’artista.

I miti sono vivi ed eterni, anche se il loro significato cambia con il tempo e lo spazio.

Ovidio è ancora vivo, qui e poi. Ma una donna dà alla luce se stessa, prima di tutto, nella  reinterpretazione contemporanea.

 

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ARE YOU REALLY HAPPY? MIART

Penso che dietro molte opere d’arte, in letteratura, arti visive, musica e così via, ci sia la stessa domanda fondamentale sulla vita: sei davvero felice?

Ogni artista offre visioni e interpretazioni diverse. Nessuno fornisce soluzioni perché l’arte riguarda domande e idee, ma non è un teorema.

Quest’ opera  va direttamente, in modo concettuale, al punto: siamo noi stessi allo specchio, a indagare  su Identità e sentimenti.

La parola VERAMENTE è il punto di partenza verso un cambiamento e un’evoluzione …

Il Sé allo specchio, in pratica, per vedere cosa c’è dietro! Un tributo concettuale allo psicanalista  Lacan.

Intrigante, essenziale,

 

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FARFALLE NELL’ARTE CONTEMPORANEA

FARFALLE DA ODILON REDON …come simbolo di effimero?

Un trittico.

Nel Medioevo si trattava di argomenti sacri, storie bibliche, temi dei santi, o raffigurazionin della “vanitas”, vanità della vita fisica.

Oggi, Damien Hirst mette in trittico  le sue bellissime farfalle morte come un simbolo, che mescola l’idea della Bellezza alla paura e alla rimozione della morte nella nostra era.

C’è bellezza nella morte? O la bellezza è un modo per sfuggire a quella spaventosa sensazione di fine fisica?

Un trittico postmoderno parla di un cliché: l’eros e la morte. I miti si scontrano nel lavoro di Hirst.

Come nel suo Mandala ispirato all’oriente.

Una sorta di nuova religione che usa i linguaggi dell’arte.

Butteflies. Farfalle.

Dal Rinascimento a Damien Hirst, direttamente da Fiac Paris, un’altra opera che mostra bellezza e cose effimere della vita attraverso questa creatura elegante e fragile.

È dentro una gabbia? O è solo una scatola per protezione? Forse entrambi … la protezione può diventare gabbia qualche volta e una gabbia può essere avvertita come protettiva …. yin e yang. Opposizioni insondabili, mutevoli.

Tra la pittura e i colori di un nuovo paesaggio, queste  farfalle sono un simbolo da secoli di cose che passano: vita, amore, ricordi, sogni.

È un po’ come dipingere il piacere di essere ‘blues’, malinconici … il sottile piacere di essere tristi, come diceva un letterato,  a patto non duri più di  15 minuti:  Warhol, re dell’effimero reso eterno, ha dato tempi precisi all’ineffabile …

RG

 

 

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ARTE E MODA CONNESSE : KLIMT / GALLIANO

Arte e Moda in connessione.

Connessioni floreali, ma anche metamorfiche.

In un mondo in cui lo star system e il sistema moda sono così rilevanti, la moda guarda l’arte per carpirle un po’ del suo tocco sublime, ultramondano.

John Galliano 2004 versus Gustave Klimt, inizio del XX secolo : in entrambi i casi, capi come girasoli, tessuti come piccoli fiori in 3d. Metamorfosi totali: donne tramutate in tesori botanici .

 

A dire il vero,  Klimt offre a chi guarda una pianta con un tappeto di fiori coloratissimi e aggraziati come pois alle sue radici;pianta di girasole. L’impostazione è tale però che nessuno vede una pianta, ma una delle sue donne dalle vesti lunghe  a trapezio, sontuose ma lineari, botticelliane con colori più accesi, fauve.

Il patchwork di diversi fiori  e diverse piante diventa patchwork di tessuti diversi, con fantasie svariate minuziosamente naturalistiche, un girasole  come copricapo che fa dimenticare il capo della donna , come un residuo di umane fattezze.

 

Letteralmente, una metamorfosi è un varcare, andare oltre la forma, sconfinare. Donne botaniche o piante umanizzate, resta il fatto che il patchwork floreale strizza l’occhio a un rinascimento di forme leggiadre ma oltraggiose, femminili ma assertive.

Più flora, che fauna, sulla tela come sulla catwalk.

 

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‘DOPO LA FINE DELL’ARTE’ E L’ARTISTA ‘BRAND’

L’artista famoso oggi è un artista star, è come un brand molto più iconico dell’artista famoso anhe solo  50 anni fa.ART ADVISOR ITALIA

ART ADVISOR ITALIA Artisti come Damien Hirst, Tracey Emin, Jeff Koons, Marina Abramovic, Vanessa Beecroft, Anish Kapoor, Maurizio Cattelan  sono premiati con una popolarità degna delle star del cinema , sconfinano nelll’ambiente della moda e del rock .

Basti citare la collaborazione di Jeff Koons con Louis Vuitton . La moda ha una ricerca estetica che va oltre il valore d’uso di un oggetto, è un valore simbolico. L’arte dovrebbe andare oltre a questo : va oltre l’effimero perché esprime valori, esprime idee. Viene da chiedersi se in queste contaminazioni sia più il brand della moda a imporsi sul valore d’arte o viceversa.

Questa contaminazione verso il brand e lo star system  è figlia di un movimento che non può non essere citato per capire come si è arrivati a questo punto : la Pop art.

Secondo Arthur Danto , dopo l’esposizione del ‘brillo box’ in un museo l’arte era morta. La fine dell’ arte, era da intendersi come fine della storia dell’arte. Il che non significa che l’ arte non possa proseguire il suo cammino, ma che  ha ora raggiunto finalmente quel grado di  libertà che ne favorisce sviluppi plurilaterali, e non  più un corso in un’unica storia. Oggi l’ arte  si sviluppa in tutte le direzioni.

La Pop Art, dunque,  ha portato a termine quel compito storico di indagare sull’ essenza dell’ arte, su cui si erano scontrate le  avanguardie.ART ADVISOR ITALIA

Brillo Box,  avendo reso accettabile che qualsiasi cosa o rappresentazione possa avere il ruolo di opera d’ arte, ha reso gli artisti  liberi di correre ciascuno nella direzione che vuole e i percorsi dell’arte oggi  si diramano in tutte le direzioni.

Con la Pop Art, quello sviluppo della storia dell’ arte, in cui si sono alternate avanguardie ciascuna delle quali alla ricerca dell’ essenza dell’ arte, si arresta. Si è arrivati a quello che Danto ritiene  l’ essenza dell’ arte e cioè il suo “aboutness”, l’ essere-a-proposito-di .
Questo processo, culminante con Pop Art e Brillo Box, comporta, secondo Danto, l’ affrancamento dell’ arte dalla filosofia e dalla storia. Di morte dell’arte, peraltro,  se ne parla da un secolo, ma in realtà non muore mai : cambia.  Cambia pelle; dal momento in cui una scatola da supermarket è entrata in un museo, l’arte ha subito uno scossone. Eternità ed estetica l’hanno subìto, in primis.

Si può fare un paragone fra l’idea sostenuta da Danto e quella  di Fukujama negli anni Novanta, per il quale con la democrazia ed il libero mercato la storia è finita. Come i paesi democratici e liberali infatti non confliggono tra di loro e convivono pacificamente, così non esistono più avanguardie che si danno il passaggio del testimone, ma molteplici direzioni contemporanee nel mercato, sempre più rilevante, sempre più aberrante, sperequato, distonico.

Un mercato in cui appunto il brand prevale, e l’artista iconico di oggi è egli stesso BRAND. ART ADVISOR ITALIA 

Facciamo un esempio per tutti.

Hirst valeva 100 milioni di sterline a 40 anni : Warhol e Picasso polverizzati in un battito di ciglia. La sua frase è “trasformarsi in un nome di brand è importante : è il mondo in cui viviamo “.

Ha lavorato su un binomio classico : vita e morte, eros e thanatos ;da lì, però, s’è mosso in chiave spettacolare .

Prima con ‘A thousand years’, con animali in decomposizione, poi con lo squalo, quello che ha dato il titolo al testo ‘Uno squalo da un milione di dollari’, di Donald Thompson. Ha poi messo in scena le  pillole con cui ci curiamo e avveleniamo, poi le farfalle eteree simbolo di vita breve.

Sono tutte opere che esprimono la forza del pensiero di Hirst, la sua idea di morte e dissoluzione, ripresa da Francis Bacon, ma anche la disperata ricerca di un senso legato al ciclo delle cose e alla loro ineluttabilità.

 

Emblema di un’epoca è il teschio ricoperto di diamanti , ‘For the Love of God’

Si tratta di  un cranio umano gothic-rock-pop che pare rivestire, in modo glamorous quanto  beffardo,  una danza macabra medievale. La pietra più grande è l’ emblema dello sciupìo vistoso, quasi a strizzare l’occhio all’idea di spreco come di  effimero che passa e allo stesso tempo quasi a fare un rito apotropaico contro la morte, rendendola bella, preziosa, addirittura appetibile.. Spiega Hirst che in Inghilterra, “Per l’amor di Dio” ha due significati, quello letterale, e cioè, che tu agisci per far piacere a Dio, ma è anche un’esclamazione, tipo “Per l’amor di Dio!”, quando fai qualcosa di sbagliato. Te lo direbbe tua madre se rompi un piatto: “Per l’amore di Dio, perché lo hai fatto?”.

E’ iconico e ironico, ha entrambi i significati. Il teschio lo è : è quasi rock, ma costa come niente al mondo; è iconico come il teschio della Trinità di Masaccio, ma beffardo come una pietra così vistosa da sembrare finta. E’ un Totem sacro che fa  una risata .

Hirst ha, poi,  ideato una mostra a Venezia in cui si  è inventato un vascello fantasma e ha fatto dello storytelling un punto di fuga, per dire che tutto ciò che vuoi che sia vero, lo diventa, compreso un tesoro ritrovato, che invece è un ‘invenzione per permettergli di creare busti ispirati alle Barbies e omaggi a Topolino e a Andy Warhol ( non a caso ): ‘The treasure from the wreck of the unbelievable’ è la mostra  in cui il gioco fra realtà e finzione è più che mai erede di Duchamp e più che mai post moderna e francamente irresistibile.

 

E’ solo una grande  astuzia commerciale con l’iniziale sostegno di Saatchi ?

No , per il filosofo Josè Jimenez queste provocazioni non sono inferiori alla portata che ebbe la ‘Fontana’ di Duchamp nella seconda decade del Novecento o al ferro da stiro chiodato di Man Ray : corto circuiti mentali che ridisegnano il ruolo dell’artista contemporaneo ma oggi, anche, lo ‘brandizzano’, proprio perché il sistema in cui viviamo è quello della moda e dello star system.

Hirst ha affermato che amava avere  una fabbrica ( come Warhol con la factory ) che producesse i suoi lavori, ma non una fabbrica di idee.

L’idea, è tutto. L’idea va preservata. Ecco perche’ lo squalo ha un altro titolo , che obblighi a ripensare il suo significato : ‘L’impossibilità fisica della morte nella testa di un essere vivente’ .

Ecco il brand : c’è Damien Hirst che produce dei Damien Hirst. Come Prada o Gucci : solo che per goderne, si paga di più. Si compra il nome, l’idea. Ma si compra un’idea immortale, fuori tempo, fuori spazio, fuori trend.

Quella di Hirst è’ il gioco di meditazione sulla morte che va da Duchamp a Warhol, in chiave contemporanea. Il teschio è il punto d’arrivo della sua estetica della morte in chiave contemporanea. “Mi sono sempre piaciuti i teschi, da quando la mia ragazza mi disse: “Non puoi fare teschi? sono troppo affascinanti”, e mi ha fatto venire voglia. Ecco perchè ho realizzato quello coperto di diamanti. Penso che non ci siano limiti al fascino di un teschio, ho una casa in Messico , là amano i teschi. E mi piace continuare a farli anche quando saranno fuori moda e poi alla moda e poi fuori moda”. Si diceva , appunto, brand…

Koons è  festoso, si muove in un universo più ludico, la Emin su un universo pop-psicanalitico di scrittura di diario privato, ma la falsariga è il brand.

Pendiamo dai sorrisi fiorati di  Murakami : Brand e icone , con dei salti nella performance quasi a scardinare  l’ordine fisico di una vita invasa da etichette. Fisicità che non a casa  in Hirst è  appunto preponderante, anche nel modo di vedere e recepire l’opera :  in una visione certamente più fisica che emotiva per lo spettatore  ( come  era  invece dall’ Impressionismo). Arte ‘flesh&bones’, si potrebbe dire, quasi alla lettera, dato l’uso di cadaveri e teschi come nemmeno in una ‘vanitas vanitatum’ medievale o secentesca.

Per capire se l’arte sia oggi un fatto di imprenditorialità, una vocazione , una filosofia estetica  o un grande  intrattenimento, c’è il magnifico testo di Sarah Thornton, ’33 artisti in tre atti’ . Di questo libro,  Orozco ha detto ‘ eravamo tutti in biancheria intima quando ci ha intervistati; alcuni di noi sno riusciti a mantenere le calze’.

Ecco, mettere  a nudo il sistema e i suoi attori per scoprirne i talenti, le zone d’ombra, in un intimate circle affascinante come un romanzo, è un gioco molto importante, che riconduce al pensiero di Danto : l’arte è fuori dalla storia e viaggia libera, fra mille contraddizioni.

https://www.thearttime.com/it/art-contemporary-reviews-and-interviews/

 

 

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BARBARA MATERA. ASTRATTISMO MATERICO

Il contemporaneo, dal XX secolo ad oggi, è sostanzialmente  universo astratto ( cioè abbandono della rappresentazione )   o sfondamento della tela ( fino al passaggio alla realtà fisica e all’ambiente ) .

Nel caso di Barbara Matera, artista italo americana che si è formata all’ Accademia di Belle Arti di Bologna, l’arte è costituita di frammenti astratti fortemente materici, in uno suggestivo yin e yang in cui spirito e materia, idea e oggetto fisico duellano in uno scontro che è armonioso anche se dinamico.

C’è, nelle sue opere, una tensione cromatica supportata dalla consistenza spessa della superficie, una tensione però priva di  pericolo: ci si trova su  una corda tesa fra la quiete zen e il movimento delle forze naturali, fra azzurri, blu cobalto e grigi ultramarini che hanno una dimensione di spazio  onirico, emotivo, ma  noetico e  logico allo stesso tempo.

Se prevalga la ragione o il sentimento in un quadro dell’artista  è quasi un affare dello spettatore, la sua ricerca si muove e si concentra sui materiali che incarnano l’idea, panorami dell’animo o della mente a seconda di come si voglia leggerli. In una parola è un’arte  libera di ‘vagare’, ma che lo fa parlando un linguaggio chiaro, lineare, perfino concreto.

Si è difronte a opere che rimandano a una tela qualsiasi dell’Espressionismo Astratto, di Rothko in primo luogo, in cui  vengono in luce, come in quei pittori,  le energie primarie, la soggettività dell’autore, una pittura “della profondità” che rinasce attuale e nuova, pur con rimandi inequivocabili a quella scuola newyorkese.

Come in quella scuola, si resta sulla tela ma si tende a uscire oltri i margini, non si esce fuori dal supporto cartaceo, mediante una performance, ad esempio, ma si ‘performa’ sulla carta, si lascia che lo spazio tenda a sconfinare, che il colore goccioli, che i nodi del materiale – feltro si intrichino autonomamente come fili di pensieri sparsi, ma controllati.

Sono opere come campi di energie circolanti, come degli ‘happened’ catturati nel momento della loro epifania, in una fame di sconfinamento a volte evidente, a volte trattenuto ( in linee geometriche  lunghe e strette),  in  una pittura che si cristallizza sul supporto come una perla della collana del tempo bergsoniano, frammenti di un ‘continuo’ che non è spezzato, ma colto in parte .

Gli intrichi filamentosi di feltro, l’ingarbugliamento dei materiali morbidi uniscono la forza dell’emersione di energie profonde primarie ( l’Es di Freud, tout court) alla sussistenza corposa della materia reale che rivendica un posto primario, pulsante quanto le energie eteree della mente e delle emozioni. Gli impulsi emotivi questo significano, letteralmente : muoversi fuori e muovere fuori, incarnarsi in superficie e portare in superficie quelli dell’artista e dello spettatore.

Laureata in sociologia, il rapporto fra gli uomini e fra l’uomo e l’ambiente sono il fulcro tematico della ricerca artistica di Barbara Matera: anche quando resta sulla tela, senza realizzare installazioni o performance o video art di cui si è spesso occupata, il collegamento con lo spazio là fuori, con il mondo reale, con l’ambiente che si vive è dietro l’angolo, oltre il campo visivo e oltre la bidimensionalità della tela.

Per l’artista, l’arte può e deve provocare consapevolezza, cambiamento e porre in relazione persone e cose.

La materia, come nell’Arte Povera, è il primo passo per parlare al cuore dell’uomo e rievocare, portare a galla, causare ‘appartenenze’. Il supporto è carta fatta a mano con lana cardata o in tela di lino e il feltro dai colori lacustri, marini e siderali si appoggia sulla superficie riportando alla luce memorie Rothkiane, ma anche il ‘qui e ora’ di un’estetica quotidiana fatta di  stracci, di corde, di sacchi o appunto, semplicemente, di feltro.

Si ricerca un’arte che va all’origine della vita,  delle energie che la governano e dell’Io profondo che determina emozioni e azioni dietro le quinte.

Per questo è un’arte che entra sottopelle, che si tocca, che ha spessore ma anche che ‘ci tocca’, aprendo la mente ad infinite connessioni con l’ ‘Oltre’, fatto di fondali marini, di melme lacustri, di cieli, in una parola  di Infinito. La natura e i ricordi e i rapporti che l’uomo  ha con lei, in tutte le sue sfaccettature, sono il punto di fuga  a cui queste opere tendono, con un’ intensa vibrazione di energia in ogni nodo, in ogni intrico, in ogni curva o retta davanti al nostro sguardo.

ROBERTA GUIDUCCI

 

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