⦁ Matt Mullican, the feeling of things , Hangar Bicocca, fino al 16 settembre : diceva nel concept album Tommy degli Who il protagonista “guardami,sentimi, toccami, guariscimi” : emozioni, feelings appunto. A questo è dedicato la retrospettiva di Mullican al Pirella Hangar, 3500 mq in cui trovano spazio le sue inconfondibili cosmologie in opere dagli anni Settanta a oggi, inclusi dipinti, frottage, bandiere, sculture in vetro, opere su carta, video, light box, opere a pavimento e grandi installazioni.Di grande fascino .
1948, la biennale di Peggy Guggenheim
⦁ “1948, la biennale di Peggy Guggenheim”, Venezia, fino al 25 novembre ; ricorre il 70° anniversario dell’esposizione della collezione di Peggy Guggenheim all’interno delle sale del Padiglione Greco alla XXIV Biennale di Venezia. Era la prima volta che la collezione di Peggy veniva esposta in Europa. Il suo museo per festeggiare l’anniversario ricrea l’ambiente del Padiglione allestito in quell’occasione dal celebre architetto veneziano Carlo Scarpa.
HENRI MATISSE
⦁ Henri Matisse al Forte di Bard ( Aosta), dal 7 luglio al 14 ottobre; curata da Markus Miller, la mostra è dedicata alla relazione di Matisse con il teatro e la drammaturgia ; opere provenienti da Munster ma anche Nizza, Montecarlo e dagli eredi Matisse. 4 le sezioni : i costumi di scena, le modelle, le odalische e Jazz , coi famosi papiers découpés.
Gucci versus Bosch e Millais: è il tempo di un' HALLUCINATION
Moda e Arte a braccetto. La Moda ha sempre stretto l’occhio all’arte nell’ispirazione; basti pensare a quanti tributi alle Avanguardie, come il Cubismo Orfico o la Pop Art, abbia realizzato negli anni Novanta Gianni Versace o a certe pubblicità di Chanel guidata da Karl Lagerfeld, in tributo a Bisanzio e ai mosaici ravennati, appena pochi anni fa .
Gucci Hallucination . La campagna 2018 Primavera estate della Maison fiorentina guidata da Alessandro Michele è tutta un tripudio di ninfe e personaggi dell’arte , sotto l’egida artistica di Ignasi Monreal.
In abito aureo, fra ninfee e acque stagnanti, una novella Ophelia omaggia quella celeberrima di John Everett Millais, del 1852. Un quadro che è stato citato in video musicali nel corso del tempo (da Robert Plant a Nick Cave, per fare solo due nomi notissimi), esprime la femminilità, virginale ma maliziosa, preraffaelita ed esalta il binomio Amore e Morte, che è forse il topos letterario più dipinto in quel periodo e che si presta alla teatralità di una collezione di moda così legata allo stile più che a tendenze passeggere di mercato.
Aura d’artista, aura di fashion designer.
Se tutto diventa brand, arte compresa, il connubio fra brands li esalta a vicenda ma è anche un modo per celebrare icone dell’arte nell’immaginario di un pubblico vastissimo .
Hyeronymus Bosch , con il suo Trittico del giardino delle delizie , 1490-1500, ha ispirato un artwork che porta dritti in una dimensione, come dice il titolo della campagna stessa, allucinata, così puntuale e stralunata da essere davvero surrealismo di moda.
L’artista, Ignasi Monreal, fa ironia con queste illustrazioni create digitalmente ma trattati alla stregua di veri e propri dipinti.
‘Le donne i cavallier l’arme gli amori’, cantava Ludovico Ariosto, in un Orlando Furioso emblema dell’amore folle e dell’ambiente cortese al tramonto . Cavalieri, donne, armi e borse firmate sono il leit motiv di una campagna pubblicitaria che segna una netta contaminazione fra il mondo dell’arte visiva e le sue icone e le icone di un brand di stile di fama mondiale.
Finale ironico che strizza l’occhio a un tributo dell’arte nell ‘arte : Ignasi si tuffa nella tela ricreata e tende la mano alla ragazza, neo modella epigone della magnifica musa preraffaelita Elisabeth Siddal, per farla uscire dalla sua ‘tomba d acqua’.
L’arte lascia il passo alla pubblicità, e la morte cede il passo a oggetti di lusso particolarmente iconici.
JOAN JONAS / London
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Joan Jonas (b.1936) Reanimation. Installation 2010, 2012, 2014 Private collection Photo by Thomas Müller. Courtesy the Artist and Gavin Brown’s enterprise, New York: Rome. © 2017 Joan Jonas : Artists Rights Society (ARS), New York : DACS, London
Fino al 5 agosto , è esposta alla Tate Modern, una delle più rilevanti artiste internazionali, Joan Jonas, che ha saputo esprimere in modo eccelso la connessione fra arte e narrazione attraverso performances e video arte negli ultimi 50 anni.
Dipinti, sculture, installazioni sono presenti nello spazio aperto della Tate e mostrano la costante evoluzione delle concezione artistica della Jonas, con una commistione di opere importanti e lavori praticamente inediti e mai esposti prima.
Dai primi lavori degli anni Sessanta ad oggi, con installazioni dedicate a temi scottanti e di primo piano quali il clima e l’estinzione degli animali , si ha modo di attraversare il mondo attento ai cambiamenti sociali e ambientali dell’artista, pur in un contesto quasi onirico.
Jonas in Reanimation veste i panni di un carismatico demiurgo eterno tra umano e sovrumano , ordinando gli elementi, aria, terra, fuoco e acqua, in una personale e originalissima cosmogonia, attraverso un progetto perennemente inconcluso perché interminabile, infinito; accompagna l’alternananza di elementi un’alternanza musicale che va dall’ossessivo ritmo dei sinths e delle drum macchines alla nostalgica malinconia del pianoforte.
Fra riti di danze tribali col piglio dello sciamano mascherato, Jonas si offre come medium, emblematicamente in questa opera come lungo tutto il percorso.
ALIGHIERO BOETTI, ‘Per filo e per segno’ ad ASTI
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Alighiero-Boetti.-Perfiloepersegno.-Exhibition-view-at-Palazzo-Mazzetti-Asti-2018.-Photo-©-Enzo-Bruno
La Fondazione della Cassa di Risparmio di Asti presso Palazzo Mazzetti, un magnifico Palazzo settecentesco, ha organizzato di recente la mostra personale di Alighiero Boetti “Perfiloepersegno”, a cura della storica dell’arte Laura Cherubini in collaborazione con Maria Federica Chiola .
Segni e fili fan parte della grammatica artistica di Boetti : segni come gesti ma anche come tracce lasciate, fili come arazzi, ricami , lavori dall’amato Afghanistan così hippies e anni Settanta da affascinare ancora oggi come alcune fra le opere più folk, poetiche e casuali dell ‘Arte Povera.
Sessantacinque opere eterogenee si dipanano fra le sale del magnifico palazzo, accomunate dall’idea di arte dichiarata da Boetti : ‘si può usare tutto, per fare arte, senza nessuna gerarchia’.
Arazzi, la famose mappe, ricami, cartoncini a biro, tappeti : un modo di fare arte antropologico, casuale, materico e spirituale assieme perché Boetti , ‘Io e Boett’i come direbbe lui, notissimo per l’opera dell’Io e del suo doppio, unisce yin e yang come uno sciamano provetto in ogni sua manifestazione artistica.
I segni sui ricami han un valore che corrisponde all’istante, in un tempo transeunte che li vede protagonisti nel tempo in cui li si legge, li si vive, li si interiorizza. Un tempo interiore di durata alla Bergson e un essere-nel-tempo alla Heidegger ( ma anche nello spazio, meglio se sconfinato , quello delle geografie improbabili e da scoprire ).
I suoi arazzi hanno una valenza etnica di trait d’union fra Oriente e Occidente, come le scale gnawa della musica anni Settanta, e diventano bandiere concettuali di luoghi dell’anima, prima che di geografie fisiche.
Infine, le opere meno note di Boetti, quelle a penna biro: con monologhi ossessivi composti da un gesto ritmato e ripetuto, esasperanti per la regolarità dell’atto; una sorta di eterno ritorno del segno della penna, quasi rituale.
L’arte secondo Boetti
L’arte va trasformata in un evento continuo secondo Alighiero Boetti, in una manifestazione di vita in uno stato puro.
Boetti desidera che il suo corpo nell’arte sia un flusso e non una ripetizione, una rappresentazione statica, un doppio immobile, ma un ‘incessante creazione continua’.
Questo anche nei suoi arazzi, nelle mappe e nelle penne a biro : segni di sé che però soffiano l’attimo dell’istante, e nello stesso un’eternità fatta di un certo gusto per il rito, come un guru senza regole ma dalla ferrea regola di trasgredirle tutte .
Vita e arte sono connesse da una corrente di energia, che lascia spazio a sogni, immaginazione e libertà.
Si ha spesso la sensazione con Boetti di essere in mezzo a un vodoo sciamanico che prende vita, si fa dinamico, ironico, transeunte ma anche eterno.
Le cose divengono e si trasformano perennemente, le ripetizioni sono riti circolari che azzerano il senso di staticità e di tradizione.
La tradizione culturale dell’arazzo diviene gioco di mani, di fili, di storie di tessuti, in cui il materiale, povero per l’appunto, mette l’accento sulla vita e non sull’eternità di marmi tradizionali .
Un po’ come avviene nelle Venere degli Stracci di Michelangelo Pistoletto : tradizione sì ( classica per Pistoletto, folk per Boetti ), ma trasformata dal contatto di materiali poveri ( gli stracci usati dal pittore per Pistoletto, i fili di cultura popolare per Boetti ).
Le mappe, gli arazzi, le tracce corporee ( come ‘Io che prendo il sole a Torino’ , il 19 gennaio 1969) mostrano loro stessi come archetipi comportamentali , materia, hic et nunc, gioco libero e spesso spensierato nell’afferrare l’Istante.
COLLEZIONISMO, TENDENZE 2018 : Arte Povera superstar e altri autori del XX secolo italiano
E’ sempre arduo scrivere sull’andamento di un mercato complesso come quello dell’arte.
Il settore del mercato dell’arte sta diventando certamente più selettivo, solido e spesso non si trovano capolavori.
Il post Brexit ha sicuramente comportato una battuta d’arresto dopo anni di crescita nel settore del contemporaneo.
L’arte italiana del XX secolo nel 2017 ha ottenuto risultati non omogenei e piuttosto altalenanti, tanto che si è parlato di crisi del settore prevista per l’anno in corso, 2018 .
Casamonti, titolare di Tornabuoni Art con sede a Londra e Parigi, afferma al contrario di non vedere significative battute d’arresto .
Due aste di Sotheby’s fra Londra e Milano nel 2017 non hanno avuto un grande successo, ma più che vedere una crisi si deve interpretare il fatto come un aumento di selettività del settore.
Il 2017 ha visto valori record per artisti italiani quali Alberto Burri e Michelangelo Pistoletto, ma anche Alighiero Boetti, Franco Angeli e Salvatore Scarpitta .
Un ‘Nero di Plastica’ di Burri del 1963 è stato battuto da Sotheby’s New York in autunno per 10.9 milioni di dollari. ‘Specchio’ di Pistoletto del 1967 è stato battuto da Christie’s London in ottobre per 3.1 milioni di dollari .
Ci sono altresì stati lotti degli stessi autori rimasti invenduti.
Ogni opera è a sé stante, nonostante l’ottimo mercato di un autore , il suo prestigio e l’andamento generale di aste e mercati.
La nuova generazione di collezionisti è sicuramente più esperta, documentata, esigente; o si sceglie la masterpiece da record assoluto o, al contrario, si aspetta un ‘opera meno spettacolare ma che abbia prezzi assai più ragionevoli.
A volte un’asta non ‘funziona’ perché ci sono nomi altisonanti ma magari non una qualità eccelsa di pezzi; perché il mercato cresca, servono capolavori. Servono opere straordinarie.
Non essere in grado di trovare opere eccezionali quanto a qualità per poterle destinare alle aste a cadenza bimestrale è un dato di fatto.
Nelle Fiere più importanti, da Fiac parigina a Miami Basel, le quotazioni rispetto all’anno precedente hanno registrato un +15%.
Boetti è ad esempio un artista che ha raggiunto una fama stabile internazionale, ma oltre ad offrire opere eccezionali a prezzi importanti, offre una serie di ricami e lavori minori a prezzi altamente più accessibili .
Burri negli ultimi anni ha andamenti stranamente dicotomici : i capolavori eccelsi che passano sul mercato raggiungono vette strabilianti, mentre opere più recenti han valori molto inferiori quando non restano addirittura invendute.
Tutto il mercato del Novecento, che ha avuto una flessione negli ultimi anni, sta subendo però un’inversione di tendenza : aumentano De Chirico, Carrà, Morandi, Severini, Balla.
Mostre importanti dedicate a questi artisti contribuiranno certamente ad un aumento di valore e quotazioni nelle aggiudicazioni delle aste future.
Il mercato del futuro si preannuncia sempre più selettivo ed attento* .
*Stefano Cosenz, La Stampa, 12 feb.2018
Tomas Saraceno
Tomas Saraceno, MAAT , Lisbona, fino al 27 agosto : dedicato alla sua era ipotizzata Aerocene, un’era in cui l’umanità potrebbe vivere nelle sue sfere liriche e antigravitazionali, create per interconnettere l’umanità all’atmosfera; le sue mongolfiere sono oggetti preziosi, sculture, opere d’arte. L’artista argentino ha iniziato a crearle sfidando la gravità, facendole fluttuare nell’aria con il calore del sole e lasciandosi dietro l’uso di elio o combustibile.
GIORGIO DE CHIRICO
⦁ Giorgio De Chirico e la Neo Metafisica, a Palazzo Campana, Osimo, Ancona, fino al 4 novembre, a cura di V.Sgarbi