PUO’ IL MERCATO PROSPERARE NELLA SHARING ECONOMY?
Per un consulente d’arte, un aspetto estremamente interessante è capire il mercato e districarsi fra i cambiamenti e le tendenze.
Fra gli articoli più interessanti letti sul mercato dell’arte, spicca quello in The art Newspaper di giugno . Qui Melanie Gerlis affronta il tema dell’economia globale in relazione alla chance dell’arte di prosperare e vendere . Perché l’arte, per poter continuare a creare idee , deve vendere. Ça va sans dire.
Il primo punto fermo della sua analisi è che i millenials non sembrano mostrare lo stesso gene della generazione precedente in tema di collezionismo.
“Nessuno vuole più possedere nulla. Si tratta di fare esperienza delle cose, condividerle e essere-nel-momento. Dalla rivoluzione digitale, gli algoritmi prevalgono sul mondo fisico” .
POSSEDERE O FARE ESPERIENZA
L’affermazione non è senza peso.
Secondo un certo punto di vista, questa è una cosa magnifica che ha contribuito a far fiorire il crowdsourcing e il riutilizzo di materiale per produrre nuovi oggetti, ad esempio. Secondo un altro, non è una buona notizia : il mercato dell’arte si affida al culto del possesso. Un collezionista che non vuole possedere non è un collezionista .
Questo passaggio dalla proprietà a una sorta di economia condivisa, in cui ad esempio funzionano compagnie come Uber e Airbnb, è all’ordine del giorno dei temi importanti per i leader del mercato.
Un consulente d’arte si chiede : l’arte del futuro sarà più un oggetto di esperienza? Si venderanno esperienze ?
Mark Spiegler, direttore generale di Art Basel, la fiera più importante e trendy al mondo, dice che non si dovrebbe sopravvalutare questa tendenza dei tempi che arriva anche nel mercato dell’arte , ma va sicuramente tenuta in considerazione .
Ci sono alcuni effetti positivi per l’arte in tutto questo: se da un lato la ‘feticizzazione‘ dell’unico potrebbe essere in diminuzione, i lavori in molteplici edizioni, quali fotografia, stampe e ceramiche, sono sempre più popolari e aiutano ad espandere l’appetibilità del mercato artistico.
Alcuni Musei, inoltre, invitano i visitatori a condividere su Instagram i lavori esposti, che ancora una volta è segno di democratizzazione dell’audience potenziale per l’Arte.
Condividere e supportare diviene più interessante dell’acquisire o dell’investimento finalizzato alla speculazione, come afferma Alain Servais, membro di FRIENDS OF LISTE, un brillante programma che ha ridotto le spese per le mostre di dieci delle gallerie della Liste art fair di quest’anno.
Gli intermediari d’arte, fra i quali anche i consulenti d’arte, stanno sperimentando modi di monetizzare le esperienze (c’è gente che paga fino a 50 $ al giorno per l’esperienza di vedere i dealers vendere arte a Basilea durante Art Basel ).
CONCLUSIONI
Il punto in forse è cercare di quantificare quanto esattamente questo cambiamento macro economico cambierà il mercato dell’arte. E’ una nicchia di mercato e le basta una manciata di compratori buoni per tener su le apparenze.
Ancora, quindi, spiega Spiegler,” le gallerie e gli artisti che possono fare del comprare e possedere arte un ‘esperienza, hanno un futuro naturale garantito”
Questa tendenza quasi immateriale è molto interessante per un consulente d’arte che sia attento ai movimenti spesso sotterranei e impalpabili dei trends artistici.
La frase di Jimi Hendrix “have you been experienced?” appartiene più che mai all’attuale nicchia dell’universo economico-artistico. *
*in Fair Dailies, www.theartnewspaper.com